Chille de la balanza
VOGLIO SOLO CERCARE DI ESSERE FELICE
di Claudio Ascoli
da Antonin Artaud e Colette Thomas
con Salomè Baldion, Giorgia Tomasi
e la partecipazione di Claudio Ascoli nelle diverse
voci maschili che accompagnano l’universo Colette.
Video Paolo Lauri
Musiche originali Alessio Rinaldi
Scene e costumi Sissi Abbondanza
Luci Teresa Palminiello
Suoni Francesco Lascialfari
Scrittura scenica Claudio Ascoli
IL TEATRO IMPOSSIBILE, L’AMORE IMPOSSIBILE, LA NEGAZIONE DEL PIACERE, LA DISCESA NELLA FOLLIA: ecco un possibile sottotitolo!
“Negli ultimi anni della sua vita, trascorsi in semi-libertà dopo un lungo internamento e segnati da una straordinaria fecondità creativa, Antonin Artaud condensa le linee portanti della sua esistenza e della sua opera restituendole a una nuova vita, incarnandole nel suo presente. Complici reali e immaginari gli forniscono il materiale per l’affermazione della sua esperienza, della sua scrittura e del suo teatro, della riconfigurazione della sua corporeità. Tra loro Colette Thomas, allieva delle sue tecniche di curazione, attrice del suo rinnovato teatro della crudeltà, incarnazione delle figure del suo immaginario. Anima affine, specchio infedele, doppio. La sua biografia assume i tratti della storia vissuta, come Artaud aveva definito la propria, di una ragazza morta, come Colette Thomas chiamerà se stessa nel suo definitivo testamento”. Così Samantha Marenzi presenta Colette in riferimento-relazione al suo ultimo grande incontro, quello con Artaud appunto. Dal saggio della Marenzi esce una donna e artista straordinaria che ha accompagnato-convissuto con molte vite straordinarie dello scorso secolo: Jean-Paul Sartre, Charles Dullin, Louis Jouvet e appunto Antonin Artaud.
In “Voglio solo cercare di essere felice” Chille provano a far rivivere Colette (o rinascere, come lei avrebbe amato dire) in un lungo percorso di emozioni e attraverso due corpi-presenza: Salomè Baldion e Giorgia Tomasi. La Baldion vivrà gli incontri giovanili ad appena 20 anni con Sartre e Dullin. E quello decisivo con Louis Jouvet, il maestro grazie al quale Colette sposta l’orbita delle sue relazioni e delle sue ambizioni, consegnando la sua vita al teatro, accedendo ad una formazione che sa non essere soltanto professionale: “Signor Jouvet, non arrivo ancor bene a realizzare che esistano uomini straordinari come lei, né, soprattutto, che accettino di occuparsi così semplicemente degli altri. Non trovo parole per esprimere la gratitudine e l’ammirazione che provo per lei, all’improvviso, da ieri. E’ meraviglioso, semplice, forte, tenace, diretto! Sono fiduciosa, vorrei anch’io fare delle cose per lei, aiutarla, ma ne sarò capace? So leggere, scrivere, ho un gusto per la pittura, il canto e la danza. Ho tanta volontà e speranza in lei (…) è con lei che voglio lavorare.”
Subito dopo ecco entrare in scena Giorgia Tomasi, che raccoglie il testimone della vita di Colette quando siamo nel 1940: in piena seconda guerra mondiale. Inizia la sua relazione con lo scrittore Henri Thomas (che sposerà), conducendola alla follia dolorosa e al ricovero nell’ospedale psichiatrico di Caen. Un rapporto quasi impossibile quello tra Colette ed Henri, al cui centro sono la necessità di lei di una totalità Amore-Teatro e il desiderio di lui di avere figli, non corrisposto dalla moglie che non intende soggiacere al ruolo di moglie-madre che la società le vuole imporre. Di lì a pochi anni sarà proprio Henri Thomas a favorire l’incontro di Colette con Artaud, l’ultimo e decisivo della sua vita. Senza voler troppo anticipare su questa parte fondamentale dello spettacolo che tanto prende da “Il testamento della ragazza morta” scritto da Colette pochi anni dopo la morte di Artaud, ci basti qui riportare una emozionante lettera scritta da Colette, ma mai spedita.
“Antonin Artaud. Antonin Artaud. Quali orribili tormenti son quelli
dell’amore assassinato e della morte viva. Quali orribili sforzi quelli
dell’amore creatore mentre l’amore creato si divora.
VIVA
Infatti l’amore non esiste ma io stessa?
Un amore assoluto e unico che non si esprime e tuttavia comincia ad esistere. Un supplizio.
E non in sogno. Nella realtà veramente. Nella realtà assoluta ed unica.
Lei non è malato, lei è geniale. E non la curerò, l’amerò.
Io l’amo, Antonin Artaud.
Le domando di non parlar mai di me a nessuno e di non sopportare che se
Ne parli, chiunque sia. Perché sono intatta e questa volta ne morirei.
Colette Thomas.”
ORARI
infrasettimanale ore 20.30
domenica ore 18.00
BIGLIETTI
18€ intero
15€ ridotto convenzionati / over 65
12€ ridotto under 30 e carta Feltrinelli/Ubik