Preghiera per Cernobyl
dall’opera di Svetlana Aleksievic ( premio nobel 2015)
regia e ideazione scenica Massimo Luconi
musiche Mirio Cosottini
costumi Aurora Damanti
con Mascia Musy
e Francesco Argirò
In questo testo è condensato tutto il dramma, lo smarrimento e il senso di morte di un popolo, e nello stesso tempo la grande forza dell'amore fra due persone, di un uomo che era partito fra i primi volontari a riparare il reattore nucleare senza nessuna preparazione e protezione, e di una donna che continua a amare, nella quotidianità di un’esistenza senza futuro, se non quella della sublimazione della morte attraverso l’amore.
Preghiera per Cernobyl non parla solo della più grande tragedia nucleare, migliaia di volte più grande di Hiroshima e Nakasaki: è una narrazione di straordinaria forza emotiva che racconta con diverse inquadrature il dramma umano, sociale e politico del disastro ambientale e della fine del comunismo.
Una eccezionale storia epocale, con una materia densa dal punto di vista emotivo e di denuncia politica, in un mix fortemente teatrale che lascia senza fiato.
Svetlana Aleksievic affronta la tragedia di Cernobyl e la disfatta del mondo comunista, restituendo con implacabile fedeltà le voci e i sentimenti delle persone che hanno toccato l’ignoto di un dramma che non ha eguali nella storia contemporanea.
Non si vedeva la morte, non si toccava, non aveva odore. Mancavano persino le parole per raccontare della gente che aveva paura dell’acqua, della terra, dei fiori, degli alberi. Perché niente di simile era accaduto prima. Le cose erano le stesse, i fiori avevano la solita forma, il solito odore, eppure potevano uccidere.
Svetlana Aleksievic
Un lavoro per due attori, doloroso e intensissimo, bruciante nella descrizione apparentemente “oggettiva”, ma più che toccante, di un orribile dramma umano, ma anche del disfacimento irrimediabile di un mondo, di un ideale e di una nazione….
Il “liquidatore”, interpretato con vigore e convinzione da Argirò, crede ancora nell’ideologia in cui è stato educato, e la porta avanti, con fierezza, e fede; ma al tempo stesso si rende conto che tutto ciò in cui crede sta svanendo, e che lui muore per nulla.
Per certi versi memorabile, la prima parte dello spettacolo, in cui la moglie di uno dei primi intervenuti sul luogo del disastro descrive la Via Crucis del marito e sua.
Di grande effetto e di alta qualità la prova di interprete della Musy, che dà voce in maniera non facile da dimenticare a questa disperata eroina tragica del nostro tempo: con uno stile asciutto ed efficace, che rifugge da qualsiasi inutile amplificazione, oltre che da ogni esteriorità.
Francesco Tei, Hystrio
Il dolore e l’amore delle donne sovietiche, dalla seconda guerra mondiale a Cernobyl, è stata la materia narrativa della Aleksievic, da cui Massimo Luconi, fra i maggiori registi italiani di questi anni (particolarmente sensibile ai temi dell’integrazione sociale, come ha dimostrato nel recente Antigone, una storia africana) ha tratto l’ideazione scenica…Con la sua ideazione e la sua regia, minimalista e profondamente efficace, la bravissima Mascia Musy e Francesco Argirò (musiche di Mirio Cosottini e costumi di Aurora Diamanti), hanno saputo animarne il testo, con una sensibile interpretazione del dramma, dello smarrimento e del senso di morte di un popolo che solo l’amore sa sublimare.
Francesco Gurrieri, Toscana Oggi
ORARI
infrasettimanale ore 20.30
BIGLIETTI
18€ intero
15€ ridotto convenzionati / over 65
12€ ridotto under 30 e carta Feltrinelli/Ubik