un film di Laura Angiulli
Film selezionato per la 65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
FILM IN STREAMING DISPONIBILE A QUESTO LINK
Il Teatro coop. produzioni
col sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali; Regione Campania;
Provincia di Lecce – Istituto di Culture Mediterranee; Fondazione Banco di Napoli; IMAIE
i materiali di repertorio sono cortesemente concessi da Radiotelevizija Bosne i Hercegovine
consulenza per la storia della ex-Jugoslavia Predrag Matvejevic’
partecipazione straordinaria Hatidza Mehmedovic’, Presidente delle Madri di Srebrenica
fotografia Cesare Accetta
montaggio Roberto Schiavone
operatori Aldo Chessari, Alessandro Abate
suono Daghi Rondanini
montaggio suono Sandro Peticca, Giuseppe D’Amato
mix audio Marco Saitta
con
Predrag Matvejevic’, Hatidza Mehmedovic’, Alessandra D’Elia, Zehra Deovic’, Diana Höbel, Frederique Loliée, Minka Muftic’, Adis Oric’, Antonio Pennarella
le piccole
Giulia Renzi, Sita Vrhunc, Alija Aljovic’, Mirsad Eleuzi, Edo Husic’, Ekrem Korda, Maja Lasic’, Sandra Perotic’
gli autori dei contributi al dibattito Zlatko Dizdarevic’, Gradimir Gojer, Hanifa Kapidzic’, Nicola Kovac’, Adil Kulenovic’, Nada Lovric’ Sofranic’, Ivan Lovrenovic’, Admiral Mahic’, Behdzet Mesihovic’, Senadin Musabegovic’, Marko Orsolic’, Slavko Santic’, Zlatho Sevdarevic’, Mile Stojic’
Le Donne in Nero
assistente alla regia Lorenza Pensato
assistente al montaggio Milko Montesanti
segretaria di edizione Doriana Bonora
assistenti operatori Luciano Teolis, Mauro Calanca
aiuto operatore Daniele Traettino
macchinista Aurelio Langella
fonici Jasmin Parovac’, Zeljko Skaric’
interprete per le riprese Alisa Muminovic’
interprete per il montaggio Enisa Bukvic’
amministrazione Nicola Castaldo
segreteria Simona Iandoli
promozione Susi Alaimo
macchine da presa ARCODUE CINE HD di Fabrizio Catanzano
luci Matania Lighting
correzione colore Marco Mauti
conforming e titoli Ercole Cosmi
post-produzione MARBEA
musiche originali Rino Alfieri
musiche popolari balcaniche
progetto grafico Francesco Armitti Solimena
Documentario 70′Italia- Bosnia Erzegovina, 2008
Quando un Paese è vittima e artefice al tempo stesso di una guerra; quando il suo popolo vede orrori che mai potrà dimenticare; quando il nazionalismo anche se decretato morto, lascia la scia nella testa delle persone: la fatica di ricostruire i muri abbattuti sono nulla in confronto alla fatica del ricostruire la speranza perduta dalla gente. La mentalità si distorce definitivamente e anche col passare degli anni la tristezza e l'afflizione rimangono.
Nei 73 minuti di cammino commosso attraverso Sarajevo, Mostar e Srebrenica, la regista Laura Angiulli ci rivela come i territori della ex-Iugoslavia patiscano a tutt'oggi effetti micidiali di quella guerra che li ha distrutti quindici anni fa. I morti e i dispersi segnano un presente in cui si è costretti a sopravvivere, in un ambiente che in tutto ricorda gli scontri armati, le ingiustizie e la perdita di valori. Affidandosi alla guida e allo sguardo lacrimevole di Hatidza Mehmedovic', si ripercorrono le esperienze di coloro che hanno sofferto per l'uccisione dei loro cari, di coloro che ancora oggi commemorano i defunti e ne seppelliscono di nuovi (riemersi soprattutto dalle fosse comuni), e di quelli invece che tentano di tutto per infondere una visione innovativa.
Verso Est si disegna a pieno titolo come un viaggio (in autobus) di ricerca tra le città appena nominate, dove ritroviamo un intreccio di immagini di repertorio, la cui crudezza ci è stata a lungo tenuta oscura, e ricostruzioni filmiche di come ad oggi quelle stesse sofferenze siano metabolizzate. L'Angiulli non riesce tuttavia a scatenare con vigore il potere insito nel materiale, appoggiandosi a ritmi lenti e cadenzati: c'è un'alternanza poco efficace di momenti densi di significato e altri di tacita sofferenza.
Va comunque il merito a questa giovane regista, direttrice artistica della "Galleria Toledo - Teatro Stabile dell'Innovazione", di aver saputo indagare la guerra da una prospettiva poco diffusa. A distanza di anni, gli effetti non si possono dire esauriti e il dolore non si scolla tanto facilmente da quelle zone; la vera sfida perciò sta nel tentare di ricostruire una mentalità di speranza e di ottimismo. Anche partendo da un documentario che rimugina sullo sconforto.