PESCATORI
dall’opera di Raffaele Viviani
drammaturgia e regia Laura Angiulli
con
Aniello Arena, Agostino Chiummariello, Alessandra D’Elia, Franco Pica, Pietro Pignatelli, Maria Russo
e
Federica Aiello, Genni Basile, Caterina Pontrandolfo, Antonio Speranza, Fabiana Spinosa
ambientazione Rosario Squillace
disegno luci Cesare Accetta
musiche di Raffaele Viviani
arrangiamenti Daniele Sepe, Piero De Asmundis
installazione Rosario Squillace
disegno luci Cesare Accetta
elementi di scena Alovisi attrezzeria
tecnico luci Lucio Sabatino
tecnico suono Marco D’Ambrosio
assistente luci Rosario D’Alise
assistente luci Luca Sabatino
macchinista Mario Di Nardo
macchinista Vincenzo Fiorillo
macchinista Dario Pererano
assistente stagista Martina Gallo
supervisore all’allestimento Clelio Alfinito
assistente stagista Martina Gallo
fotografie di Salvatore Pastore
È teatro delle origini, è richiamo al mito – spiega la regista Laura Angiulli, che firma anche l’adattamento dell’opera –; primordiali sono i sentimenti, sbozzati con l’accetta i personaggi, estreme le azioni che vi trovano luogo. Non porta bene l’intrico degli affetti, e la parentalità acquisita si fa motrice per scantonamenti dai feroci esiti, anche se l’autentico assalto dell’ossessione amorosa interviene a riscattare – naturalmente oltre il giudizio di un’etica che occorrerebbe senz’altro richiamare nel caso di un normale giudizio di merito – l’insana passione di Dominico. D’altra parte l’ossessione è l’elemento fluttuante che sollecita e conduce il plot della vicenda, e che accende di venature scabrose e violente l’intero impianto: Dominico e la figliastra Catarina; Cicciariello e il patrigno Dominico; Concetta, moglie non amata e madre disattenta che spinge la figlia nelle braccia del patrigno Dominico, né vede ciò che accade innanzi ai suoi occhi; Catarina che non dice, che non accusa apertamente le sollecitazioni cui viene sottoposta dal patrigno… cosicché un inquietante “perché” s’insinua e cerca conferme nelle pieghe della vicenda, sotto un cielo che – straordinario potere della divinazione – annuncia “murtalità”! Ma, com’è noto, quando la volontà dei soggetti sfugge al controllo l’elemento tragico s’accende, e la pulsione dei moti dell’animo si fa tiranna nelle scelte delle figure agenti. Intorno un popolo, un coro che chiede spazio e riconoscimento, si fa testimone partecipe della storia e accompagna con deciso empito emozionale l’evolversi della narrazione fino all’epilogo.