Galleria Toledo produzioni
PROGETTO LA CONGIURA / IO SONO FUOCO E ARIA
da Antonio e Cleopatra di William Shakespeare
drammaturgia e regia Laura Angiulli
con Paolo Aguzzi, Federica Aiello, Alessandra D’Elia, Luciano Dell’Aglio, Gennaro Maresca, Antonio Marfella, Andrea Palladino
disegno luci Cesare Accetta
Illuminotecnica Lucio Sabatino
attrezzeria Tata Barbalato
assistente Martina Gallo
foto di Anna Camerlingo
Il tema centrale ruota intorno alle fragilità dei due amanti, con ogni conseguente responsabilità rispetto al ruolo pubblico che interpretano: la grandiosità dello sfondo politico è posto in contrasto al sentimento d’amore che li lega, e l’ordine mondiale e l’immensa struttura sociale finiscono col poggiare su individui del tutto inaffidabili, e sulla tragedia della loro contraddittorietà e slealtà. Se è vero che “i regni sono argilla”, e “la terra stessa è letame” il valore della potenziale fertilità non può che essere annullata dalla inazione dei soggetti, cui è commessa la responsabilità della gestione politica. Lo scenario imperiale è di enorme vastità e questa stessa vastità è elemento importante del dramma. Se Cleopatra, seduttiva figura femminile d’indubbia capacità di richiamo, ancora una volta punta al consolidamento del suo regno attraverso i grandi di Roma, è pur vero che la relazione con Antonio acquista una densità sentimentale certo più pregnante che nei precedenti episodi amorosi della regina. Ma non bastano l’attrazione erotica e l’evidente familiarità, che certo unisce le due figure, a escludere nei piani dell’infida Cleopatra il funzionale tradimento ai danni dell’amante, nel momento in cui la prepotenza di Cesare può mettere a rischio la sua sovranità. Non meno controversa la personalità di Antonio, attempato innamorato che mette in gioco e perde il suo “pezzo di mondo”, nonché la fama di guerriero invincibile e l’onore, attributo di una romanità il cui senso ideale l’accompagna nei desideri fino alla morte, pur senza compiersi. Basti ricordare il privilegio che offre alle sue esigenze sentimentali in corso di battaglia, quando rinuncia alla vittoria per tener dietro all’allontanarsi di Cleopatra. Cesare Augusto è figura più spenta ma di indubbio talento tattico, e l’attenta strategia tutta mirata alla sconfitta dell’avversario ha gioco facile sulle debolezze degli altri due triumviri – Antonio e Lepido - la cui caduta consentirà di conseguenza l’instaurarsi del suo potere imperiale. Apprezzabili i tanti personaggi dello sfondo, solitamente disposti al sacrificio con non comune lealtà: Carmiana, Eros… e l’acuto Enobarbo infine che, con dichiarato stoicismo, fa da richiamo alla necessaria lucidità di giudizio fino alla perdita della vita.
Si tralascia qui la citazione dei tanti eventi che si affidano più opportunamente all’occasione della rappresentazione, e che pure costituiscono nell’incalzare dei fatti, di scena in scena, l’infittirsi di una trama tutta giocata tra commedia e dramma.
Forse è proprio quest’alternanza dei generi nella tessitura della struttura drammaturgica che fa grande l’opera, e che consente un richiamo di impatto tanto forte all’umano, mai tutto chiuso nel positivo o nel negativo, ma piuttosto continuamente alternato in quell’imprevedibile corso di cui si fa ogni destino.
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