PECCATO CHE FOSSE PUTTANA (2016)

 

 

PECCATO CHE FOSSE PUTTANA
da John Ford traduzione Nadia Fusini

drammaturgia e regia Laura Angiulli
con
Federica Aiello, Agostino Chiummariello, Michele Danubio, Gianluca D’Agostino, Alessandra D’Elia, Luciano Dell’Aglio, Gennaro di Colandrea, Stefano Jotti, Vittorio Passaro, Francesco Ruotolo, Maria Scognamiglio, Antonio Speranza
E con la partecipazione straordinaria di Cloris Brosca

Musiche originali eseguite da Pasquale Bardaro
scene Rosario Squillace
luci Cesare Accetta
assistente alla regia Flavia Francioso
in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli

 

“Ford è autore terminale per l’estremo confine che la sua creatura segna nel territorio del male. Il gesto eroico si dà solo nell’audacia e nell’ostentazione del vizio. In un mondo che ha scardinato l’aldilà , il conflitto dell’eroe si colloca radicalmenete nell’arbitrio della passione; e la sua azione nell’orizzonte vuoto della sua voluta autonomia. E’ nella forza della sua convulsa passione, nella malvagità, che l’eroe avverte una sorta di brivido divino: attraverso il quale ritrova una affinità con le potenze cosmiche della vita.” (Nadia Fusini)

L’incesto: Giovanni e Annabella fratelli-amanti. La passione al centro dell’azione. Libertà assoluta e sovrana della rivolta. Libertà negativa, pulsioni e desideri irregolari. 
Unione con-fusione. Kaos. Alchimia, scienza dei rapporti e delle interazione tra le cose; conoscenza intima delle materie naturali. Mantenersi sul luogo dell’origine, restare-presso, nessuno sradicamento.
Un mondo dove la giustizia non ha luogo, dove lo Stato non ha rappresentanza riconoscibile. Contro il vuoto non resta che il richiamo primigenio della natura.
Materiale aspro, al cui interno altre storie s’innestano; sempre rapporti proibiti e sviluppi non meno luttuosi, nessuna felicità. L’epilogo inevitabile è la morte violenta cattiva crudele, quella che discende dalla rabbia e dal bisogno di vendetta, dal desiderio mai appagato, per sottrazione volontaria o necessaria del soggetto amato.
Nel cerchio degli eventi c’è chi cade per malasorte –il giovane Bergetto-, chi per malaccorta gestione dell’inganno –Ippolita e Soranzo-, o ancora per incauto abbandono alla passione, e tutto quello che ne consegue -Giovanni e Annabella-; c’è l’efferatezza di Grimaldi; infine, ultima vittima del massacro la Nutrice, simbolicamente privata degli occhi e poi della vita.