martedì 9 luglio ore 19.30 - VILLA PIGNATELLI
incontro presentazione del libro La magnifica ossessione. Il cinema di Salvatore Piscicelli (Martin Eden edizioni) a cura di Alberto Castellano, saggista e critico cinematografico.
Intervengono Alberto Castellano, Luigi Barletta - Cinema e Audiovisivo, Accademia di Belle Arti di Napoli, Bruno Roberti - Cinema, fotografia e televisione, Università della Calabria
e, da remoto, il regista Salvatore Piscicelli
a seguire
film IMMACOLATA E CONCETTA - L'ALTRA GELOSIA
Salvatore Piscicelli, 1980, Italia, 90 min
V.O. italiano
Napoli è culla del cinema italiano, una storia lasciata volutamente nell'oblio dopo l'avvento dell'industria cinematografica. Quando a Roma viene fondata Cinecittà, Napoli, assieme con Torino, smette di produrre film che parlano delle persone e dei luoghi in cui esse vivono. L'esclusione della città dallo sviluppo produttivo del cinema fu traumatica e tanto del realismo documentarista di quel primo cinema muto andò perduto; le pellicole e i suoi protagonisti vennero dimenticati, la lezione di Gemito e Palizzi, tradotta in celluloide da Viviani e Notaro, svanita. De Sica raccoglierà parte di questa cinematografia naturale, ma pochi altri saranno i registi napoletani che riusciranno a ritrarre la città nella sua verità. Mezzo secolo dopo, la fresca scena artistica napoletana che si matura negli anni Settanta apre nuove strade e artisti come Pino Daniele, Massimo Troisi e Roberto De Simone raggiungono la fama. Quando, nel 1978, Nel regno di Napoli di Werner Schroeter mostra le possibilità esistenti sulla scorta di quell'antica verità perduta, lascia un segno e, poco dopo, Salvatore Piscicelli apre una stagione nuova con Immacolata e Concetta - L'altra gelosia. Liliana Cavani quadrerà il cerchio con La Pelle, dal romanzo di Malaparte. Il film di Piscicelli è antesignano delle tematiche del gender, nel ritrarre l'amore saffico, quando ancora i diritti degli omosessuali non erano contemplati e ci si nascondeva dentro relazioni etero. La clandestinità di un amore proibito in un piccolo centro della provincia napoletana si mescola a più consuete storie di vita e malavita, gelosia e coltelli, con la inevitabile presenza della coorte di maldicenti della comunità che dà voce ai tabù impronunciabili e ai luoghi comuni legati alla sessualità. Il dramma termina in tragedia e Ida di Benedetto vince il Nastro d'Argento.
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