giovedì 11 luglio ore 20.30 - VILLA PIGNATELLI
film MIO ZIO (Mon oncle)
Jacques Tati, 1958, Francia, 110 min
V.O. francese, sottotitoli italiano
introduce Francesco De Cristofaro - Letterature comparate, Università degli Studi di Napoli Federico II
Mon Oncle, o del genio e della leggerezza.
Italo Calvino certamente doveva amare il tocco lieve e imbranato di Monsieur Hulot, signore dinoccolato e distinto, con cappello e immancabile pipa, capace di creare involontariamente disastri in qualunque contesto.
Hulot, protagonista di cinque tra i film diretti e interpretati da Jacques Tati, pare un clown bianco partorito dalla Comédie-Française che usa la pantomima e i silenzi per suscitare la risata, ma è certamente anche figlio del movimento surrealista di cui sa raccogliere l'eredità, così come del beckettiano Teatro dell'Assurdo, pur rimanendo fortemente popolare nelle istanze. Hulot è semplice e, al contempo, estremamente complesso. Per queste ragioni Mon Oncle è un film di immensa raffinatezza e di profonda cultura.
La maschera creata da Jacques Tati, attore molto richiesto dai realizzatori d'oltralpe, possiede un'aura speciale: solo rari attori della stoffa di Keaton, Chaplin, Sellers, e dello stesso Troisi, con pochi altri, sono stati capaci di plasmare personaggi con un simile tocco di magia. Hulot ha l'aspetto e i comportamenti di un cartoon, ma è fatto di carne e ossa, e al disegnarlo basta tracciare un cappello, una pipa e un soprabito per riconoscerne le fattezze inconfondibili. Porta scompiglio al solo muoversi, ogni suo gesto è una gag; come un bambino terribile ama smontare il suo giocattolo, parte dopo parte, mettendone a nudo l'essenza che ha sempre minor sostanza di quanto preteso, pertanto il comédien Tati, nei panni di Monsieur Hulot, sbeffeggia filosoficamente il mito della modernità -un mondo emergente fatto di automazione, convenzioni sociali e tanta nevrosi - pur rimanendo innocente come un neonato. Premio Oscar per il miglior film straniero nel 1958.
"C'est alors que j'ai eu l'idée de présenter monsieur Hulot, personnage d'une indépendance complète, d'un désintéressement absolu et dont l'étourderie, qui est son principal défaut, en fait, à notre époque fonctionnelle, un inadapté. »(Jacques Tati)
|